Quando frequentavo le scuole medie non avevo un rendimento scolastico eccellente ma nemmeno scarso. Una professoressa si lamentava spesso del fatto che io fossi distratto dallo sport e che avessi poco tempo per studiare.
Arrivarono i colloqui genitori-insegnanti di metà anno.
-Arturo ha smesso di fare sport!- disse mia madre.
-Si vede!- rispose la prof, sventolando miglioramenti del mio rendimento scolastico dovuti certamente all’aver chiuso con lo sport.
Ovviamente non era vero: ero ancora un atleta e lo sarei stato fino al momento dell’iscrizione all’università, quando conciliare sport e studio divenne insostenibile.
Cari insegnanti, non fate regali e non fate sconti a quelle ragazze e quei ragazzi che riescono a conciliare lo sport e la scuola. Trattateli anzi come tutti gli altri, ma non considerate mai la loro attività sportiva come una distrazione. Anzi, dategli valore! E non perché, come si direbbe in queste circostanze, “dentro ognuno di loro potrebbe esserci un piccolo campione”. Chi se ne frega dei risultati.
Ma perché l’impegno, la costanza, la capacità di organizzazione e le abilità che apprenderanno cercando di far incontrare questi due mondi, entrambi fondamentali, saranno sempre infinitamente più importanti di qualsiasi compito o interrogazione eccellente.
Oggi su VITA non profit leggo che “Chi fa sport va meglio a scuola” e che “Lo dimostra una ricerca dell’Università del Montreal pubblicata di recente su Annals Journal of Health Promotion che ha incluso circa 2700 studenti canadesi nati tra il 1997 e il 1998.
Gli studi dimostrano che anche dopo soli 5 minuti di attività fisica i soggetti mostrano risultati migliori nei test che misurano abilità intellettuali. Ma lo sport ha effetti anche sulla quantità e qualità dei compiti svolti a casa: il 48% degli atleti si dedica allo studio a casa per tre ore in più alla settimana rispetto a coloro che non fanno attività extra-curricolare.” (qui tutto l’articolo http://bit.ly/33WqeJr).
Tiè.
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